La distinzione fra lesioni cutanee benigne e melanomi per identificare tumori con presentazioni inusuali può essere difficoltosa, e tipicamente sarebbe opportuno che dermatologi e patologi lavorino fianco a fianco.
Come affermato da Rino Cerio del Royal London Hospital, la dermoscopia può aiutare il medico a migliorare le proprie diagnosi, ma non è possibile fare affidamento solo su di essa, dato che è essenziale una stretta correlazione fra clinica e patologia, da cui trarrebbero vantaggio sia il paziente in termini di esiti personali che i medici in termini di crescita professionale.
Il melanoma amelanotico, ad esempio, è una lesione particolarmente difficile da diagnosticare, dato che non ha affatto l’aspetto di un melanoma, e non è nemmeno di colore nero o marrone; esso interviene con la stessa frequenza in uomini e donne con cute in buone condizioni, di solito a livello degli arti ed i segni clinici a cui prestare attenzione comprendono la presenza da lungo tempo della lesione.
L’intervallo medio fra il primo riscontro della lesione da parte del paziente e la ricerca dell’assistenza medica è di 2 anni, ma può variare da 1,5 a 5 anni. Il tumore tende ad essere spesso, ma può mimare un’ampia gamma di lesioni benigne, e la dermoscopia può rivelare vasi lineari puntiformi o irregolari e bordi amorfi rosa, blu o pigmentati, anche se ciò è di utilità limitata se la lesione sanguina.
I dermatologi dovrebbero avere una soglia di sospetto al di là della quale richiedere una biopsia a pieno spessore per i sospetti melanomi amelanotici, e nel dubbio, asportare la lesione. (World Congress of Dermatology (WCD) 2019, presentazione dell’11/6)